martedì 29 ottobre 2013

Sinossi

Era nato fortunato, il mondo rispondeva sempre ai suoi desideri. Ma quella mattina qualcosa non andò per il verso giusto. Anche il gatto lo capì, quando Joseph non gli aprì la porta. Era riverso sul letto, immobile ed incapace di rispondere al celulare che stava squillando da qualche minuto. Cos'era successo? Perchè non riusciva ad alzarsi dal letto?

giovedì 24 ottobre 2013

Finale di storia

Finalmente uscì. Non scappando, come lui avrebbe voluto, ma semplicemente con la lettera di dimissioni del suo medico. Aveva raccolto le sue cose, per lo più pigiami, felpe e biancheria. Aveva indossato il suo piumino costoso e aveva salutato tutti. “Qui non mi vedrete più!” Era fine Febbraio o forse Marzo era già cominciato. I resti delle recenti nevicate si vedevano nei mucchi di neve per tutto il parcheggio. Un sole timido brillava quella mattina. Frugò nelle tasche. Aveva qualche moneta sufficiente per comprare il biglietto dell’autobus. Doveva anche fare una telefonata. Il traffico del cellulare glielo avrebbe consentito. Bastarono poche parole: “incontriamoci lì”. Si diresse verso la fermata dell’autobus. Respirò. Da mesi non respirava se non l’aria ovattata dell’ospedale. Il sole cominciava a dargli fastidio ma non aveva gli occhiali da sole. Ancora poco e avrebbe ripreso possesso delle sue cose. Nessuno lo sapeva, neanche i suoi familiari, ma la casa l’aveva. Un piccolo appartamento che aveva comprato mesi prima. Le chiavi le aveva lasciate ad un’amica, l’unica che gli era rimasta. Sorrise al pensiero di poter condividere solo con lei questo segreto.

giovedì 17 ottobre 2013

Prova di dialogo

“La prossima settimana uscirò di qui” disse Joseph. “Non uscirai di qui, non hai nessun posto dove andare”, disse laconico l’uomo che divideva la stanza con lui. “E tu che ne sai? Non sai niente di me. Nessuno sa niente di me, neanche loro.” “Loro lo sanno” replicò il compagno. “ Sanno tutto di noi. Non gli sfugge niente.” “Ma io sono più furbo. Ho trovato il modo di andarmene” “E come?” “Sicuramente non lo dirò a te. Ho visto come scodinzoli per avere maggiori attenzioni.” “Palle! Cerco solo di sopravvivere!” “Sopravvivere”, sospirò Joseph. “Hai scelto la parola giusta ma io voglio vivere!” urlò. “ Ma dove andrai? Come vivrai?. “Non hai una casa, non hai soldi! L’hai detto anche tu!” piagnucolò il compagno di Joseph. “Io dico quello che mi pare. Anche a loro, sai. Credi che io racconti la verità a loro? No. Gli racconto quello che vogliono sentirsi dire. Tutto qui. E loro se la bevono. E sai perché? Perché fa comodo anche a loro. Sono troppe le verità scomode che potremmo raccontare.” Ci fu un attimo di silenzio. Il compagno di Joseph raccolse le sue forze e gli chiese: “Lo credi veramente? Io non so più a cosa pensare.” “Vedi? Non sai più a cosa pensare. E’ questo il loro obiettivo”. “Ma se tu te ne vai, chi dividerà la stanza con me?” “Un altro come te.”

lunedì 14 ottobre 2013

Mau in casa

Rientro in casa. Il sole non splende più. L’inverno è alle porte e so che mi aspettano mesi chiuso in casa. Non mi piace il freddo. Vorrei tanto un caminetto ma Joseph ha solo i caloriferi. Di solito mi appisolo sul divano ma la stanza che mi piace di più è il bagno. Il tappeto di spugna sul pavimento è caldo e confortevole e mi addormento sempre rapidamente. Ma quando mi sveglio, sono pronto a giocare con il rotolo della carta. Finché non è completamente srotolato, non sono contento. Anche se poi, Joseph mi rimprovera. A volte salto nel lavabo mentre Joseph se ne sta a mollo nella vasca. Il profumo del bagnoschiuma, l’ambiente umido che amplifica gli odori ed il tepore che si crea mi avvolgono ed io mi sento in paradiso. A me non piace lavarmi ma se fossi un umano probabilmente mi piacerebbe. Un altro angolo della casa che mi piace molto è l’armadio. Lì sì che sto da Dio in mezzo ai maglioni di Joseph. Mi basta sentire il suo odore e ogni tristezza se ne va. Un gatto può essere triste? Credo di sì. Ma questa è un’altra storia.

venerdì 11 ottobre 2013

Un momento della giornata di Mau, gatto persiano

Finalmente una giornata di sole. Ero stanco di starmene in casa. La finestra è aperta e da lì mi lancio sul balcone. Che meraviglia stiracchiarmi al sole. Le mie ossa scrocchiano di piacere mentre mi allungo. Il tepore del sole mi riscalda. Nonostante il rumore del traffico, che sale fino al quarto piano, mi sento in pace. Solo un ronzio mi disturba. E’ una mosca! Io detesto le mosche! Volano troppo in alto per me e non riesco mai ad agguantarle. Mi fanno diventare matto! Salto sul parapetto e poi sullo stenditoio. Niente da fare. E’ volata via. Che profumo sento: i panni stesi al sole riempiono l’aria di ammorbidente. Mi piace l’odore del pulito. Salto di nuovo sul parapetto e guardo giù: gente frettolosa che cammina veloce, che parla, che ride, che urla. Due ragazzini stanno litigando. Le auto sempre più numerose e fastidiose. Come la mosca, che è ritornata. Salto giù dal parapetto e mi acquatto dietro una pianta. E l’aspetto.